
CENNI ANATOMICI
Il tendine d’Achille è una grossa banda di tessuto connettivo fibroso dotato di elasticità che connette i muscoli della gamba (gastrocnemio e soleo) al calcagno ed è il tendine più robusto del corpo umano oltre ad essere uno dei più lunghi. E’ fondamentale per il cammino, infatti permette ai muscoli della gamba di poter eseguire i movimenti di plantarflessione del piede.
Sopporta carichi che vanno da una intensità di circa 1-6 volte il peso del corpo durante l’attività fisica (come il salto) e 12,5 volte il peso del corpo durante la corsa.
Anatomicamente la vascolarizzazione del tendine è poco omogenea e si pensa che questo possa portare ad una riduzione della capacità meccanica del tendine e di indurre a degenerazione che ne riducono la resistenza.
Eziopatogenesi:
La tendinopatia achillea è maggiormente diagnosticata in atleti e lavoratori la cui attività fisica è associata a un carico meccanico sostenuto che supera la capacità del tendine. Gli uomini hanno una prevalenza maggiore rispetto alla donne.
La tendinopatia achillea è confermata da una triade di sintomi clinici quali dolore, gonfiore e funzione limitata. Le lesioni del tendine d’Achille sono classificate in base all’area anatomica in:
-non inserzionali
-inserzionali.
In quelle non inserzionali il dolore è localizzato da 2 a 6 cm prossimalmente all’inserzione calcaneare del tendine.
I pazienti affetti invece da patologia inserzionale di solito presentano lesioni nella porzione distale della struttura, ovvero nella protuberanza calcaneare postero-superiore.
L’eziopatologia è associata a diversi fattori intrinseci ed estrinseci.
Quelli intrinseci includono ridotta irrorazione sanguigna, disfunzione muscolare del polpaccio (gastrocnemio e soleo), disordini metabolici, instabilità laterale della caviglia, ipermobilità dell’articolazione del piede e deformità del piede.
I fattori estrinseci che potrebbero contribuire alla tendinopatia di Achille sono diversi sport (pallavolo, basket ,running e calcio), cambiamenti nei programmi di allenamento non graduali, errori di allenamento, infortuni passati, calzature inadeguate e superfici di allenamento inadatte.
Lo stiramento ripetitivo del tendine promuove microtraumi comulativi. Quando la capacità riparativa del tendine viene superata, la guaina che riveste il tendine può infiammarsi, causando edema, dolore e/o degenerazione del tendine (di conseguenza se non trattato, può andare incontro a rottura).
TRATTAMENTO
La fisioterapia nella maggior parte dei casi è una buona alleata ed è il trattamento di prima scelta per questo tipo di patologia. Inizialmente si utilizzeranno delle terapie fisiche per aiutare a ridurre il dolore e il gonfiore quali, laserterapia ad alta potenza ( 5C o YAG) e S.I.T. Successivamente le onde d’urto focali per aiutare il tendine nella sua guarigione. In contemporanea o successivamente al ciclo di onde d’urto è altamente consigliata (se non fondamentale) la fisioterapia riabilitativa in palestra (esercizi di progressivo rinforzo muscolare per aumentare la capacità di carico del tendine e per il ritorno allo sport).
Nei casi in cui la tendinopatia dovesse persistere, si interviene con la chirurgia che sarà diversa a seconda del tipo di tendinopatia (inserzionale o non).
Redatto da Tiziana Bernardi