
I menischi sono due piccole strutture fibrocartilaginee del ginocchio a forma di C poste tra le superfici distali del femore (condili) e la tibia.
Possiamo definirli come due “cuscinetti ammortizzatori” e sono connessi centralmente alla superficie del piatto tibiale tramite dei legamenti. Questa caratteristica permette loro di scivolare avanti o indietro a seconda dei movimenti del ginocchio.
I menischi svolgono le seguenti funzioni:
– ammortizzano e ripartiscono uniformemente i carichi e gli urti che subisce il ginocchio. (N.B. Il carico è fondamentale per il benessere di ogni articolazione del nostro corpo; infatti, grazie a esso viene stimolata la produzione di liquido sinoviale, sostanza ricca di nutrienti e “lubrificante” naturale della cartilagine articolare)
– aumentano la congruenza dell’articolazione e quindi la stabilizzano. È importante sottolineare che sono strutture in buona parte prive di capillari sanguigni, soprattutto nella loro porzione centrale. Ecco perché, fatta eccezione per piccole lesioni periferiche, in caso di un forte trauma le sue capacità riparative sono estremamente basse!
Come si lacera un menisco del ginocchio?
Il meccanismo di lesione traumatico più classico si verifica quando il piede è fissato sul pavimento e il femore ruota internamente o esternamente (forza di compressione associata ad una forza torcente).
Ecco che nei giovani sportivi il trauma può avvenire a seguito di un movimento rotatorio in carico e a ginocchio flesso (cambio di direzione durante la corsa).
Oltre i 40 anni invece è stata osservata una maggior frequenza di rottura come conseguenza della degenerazione naturale del menisco (lesione traumatica). In questi casi il dolore può insorgere e aumentare gradualmente o presentarsi in seguito a un movimento semplice e quotidiano, come alzarsi dalla posizione accovacciata o uscire dalla macchina.
CLASSIFICAZIONE DELLA LESIONE MENISCALE
Statisticamente le lesioni traumatiche sono:
– nel 72-73% dei casi a carico del menisco mediale;
– nel 15-19% dei casi a carico del menisco laterale;
– nel 8-13% dei casi bilaterali.
L’immagine qui riportata mostra le lesioni classificate in base alla forma della rottura.
In linea generale è importante ricordare che più centrale sarà la rottura, maggiore sarà il rischio di non rimarginazione della struttura, a causa della mancanza di vasi sanguigni.
SINTOMI
I sintomi principali delle lesioni meniscali comprendono:
– dolore e rigonfiamento locale;
– cedimento e blocco dell’articolazione causato dai frammenti di menisco che interferiscono con la normale mobilità del ginocchio. Possono essere presenti degli scricchiolii associati a dolore;
– incapacità di estendere o flettere completamente l’articolazione;
– perdita di forza o ipotrofia del quadricipite.
DIAGNOSI
La diagnosi di una lesione meniscale del ginocchio è fondamentalmente clinica. Il medico ricercherà ambulatorialmente la presenza dei sintomi sopra descritti e la positività di alcuni test evocativi del dolore come quello di McMurray e di Apley.
Associato alla clinica, la RMN è l’esame diagnostico che darà conferma dell’effettiva lesione.
TRATTAMENTO CONSERVATIVO
Il trattamento iniziale delle lesioni meniscali segue il classico protocollo P.O.L.I.C.E (protection, optimal loading, ice, compression and elevation). Per ridurre il dolore e controllare l’edema è quindi indicato trattare il ginocchio come segue:
• Immobilizzare l’arto: può essere utilizzato un tutore per bloccare il ginocchio e delle stampelle canadesi per diminuire il carico sull’arto inferiore coinvolto
• Crioterapia: applicare ghiaccio 10-15’ 4 volte/die
• FANS al bisogno
• Terapie fisiche: laserterpia, SIT, tecarterapia aiuteranno a controllare l’infiammazione
• Mobilizzazione passiva del ginocchio ed eventuali tecniche di sblocco del menisco, per evitare complicanze
Dopo che i sintomi acuti saranno regrediti, sarà fondamentale intraprendere esercizi per recuperare la forza e la resistenza dei singoli gruppi muscolari e preparare il paziente al ritorno delle attività funzionali.
TRATTAMENTO CHIRURGICO MENISCO
In presenza di una lesione importante o di una rottura del menisco, o qualora il trattamento conservativo dovesse fallire, diviene spesso necessario l’intervento chirurgico.
Laddove è possibile, l’intervento ha la finalità di preservare quanto più tessuto meniscale possibile, come mezzo per garantire la salute futura del ginocchio. Le opzione chirurgiche sono di seguito riportate. Vengono tutte eseguite in artroscopia, ad eccezione del trapianto. La sede, la natura della lacerazione, la presenza di lesioni concomitanti, l’età ed il livello di attività del paziente influenzano la scelta della procedura.
– Meniscectomia parziale (selettiva), ovvero l’asportazione esclusivamente della parte di menisco lesionata.
Viene eseguita in caso di lacerazioni complesse e con frammenti, o che coinvolgano la parte centrale del menisco meno vascolarizzata.
– Sutura del menisco, con conseguente cicatrizzazione e rigenerazione spontanea.
Viene eseguita in caso di lacerazioni periferiche, più vascolarizzate.
– Meniscectomia totale, ovvero l’asportazione totale del menisco lesionato. Viene eseguita in caso di lesioni molto estese.
– Trapianto di menisco.
Dopo l’intervento sarà fondamentale intraprendere un adeguato programma fisioterapico, per il recupero della funzionalità dell’intero arto. Qui di seguito si riassumono gli step della riabilitazione, tuttavia bisogna precisare che sarà il chirurgo a fornire le indicazioni dettagliate sulla base della procedura eseguita e di ciò che ha osservato durante l‘intervento. La riabilitazione dopo lesione meniscale è più rapida se la parte di menisco lesionata viene rimossa chirurgicamente. In questo caso il paziente è solitamente in grado di camminare già dopo uno o due giorni dall’intervento e può ritornare alle normali attività dopo qualche settimana (2-6 settimane in rapporto all’entità e alla localizzazione della lesione). Il processo riabilitativo è invece più lungo se il menisco viene suturato. In questo caso si dovrà camminare con l’ausilio delle stampelle per quattro settimane ed un completo ritorno all’attività sportiva sarà possibile soltanto dopo 4/6 mesi.
OBIETTIVI DELLA RIABILITAZIONE
1. Recupero flessibilità e articolarità del ginocchio
2. Incremento della forza
3. Recupero di equilibrio e coordinazione muscolare
4. Recupero dei gesti e movimenti sport specifici
Fase di massima protezione (0-4 settimane)
• Immobilizzazione arto (solo in caso di sutura): subito dopo l’intervento viene assegnato al paziente un tutore bloccato in estensione piena, che però già dai primi giorni verrà portato in un range di movimento 0-90°.
• Carico parziale con ausilio di bastoni canadesi.
• Terapie fisiche per il controllo dell’infiammazione.
• Mobilizzazione ed esercizi passivi e attivi per recuperare il ROM (Range of movement) funzionale del ginocchio.
• Esercizi per il recupero della muscolatura del ginocchio, dell’ anca e della caviglia.
Se versamento articolare e dolore sono minimi, e se il paziente ha raggiunto l’estensione completa e una flessione minima di 120°, si può passare alla fase successiva.
Fase di protezione controllata e ritorno all’attività (4-6 settimane a 12-16 settimane)
• Cyclette, esercizi con elastici, esercizi in carico per un’adeguata stimolazione muscolare.
• Rafforzamento isotonico ed isocinetico di tutto l’arto inferiore. Vengono introdotti esercizi di rinforzamento a catena cinetica chiusa di intensità progressivamente crescente come esercizi pliometrici, salti, balzi ecc.
• Esercizi di propriocezione ed equilibrio.
• Esercizi di fitness cardiopolmonare.
Il ritorno ad un alto livello di attività fisica dipende dalla forza e dal ROM pieno e senza dolore che il paziente riesce ad acquisire, assieme ad un esame obiettivo finale verificato dal fisioterapista.
Redatto da Marco Zanella