Il recupero funzionale in fisioterapia è sempre un lavoro d’équipe (e anche Sofia Goggia ne è testimone)

 

Il 23 Gennaio sulla discesa Olympia di Cortina la 29enne sciatrice Bergamasca Sofia Goggia si era procurata una distorsione al ginocchio sinistro con lesione parziale del legamento crociato anteriore e microfrattura della testa del perone vedendo sfumare la possibilità di gareggiare ai giochi olimpici di Pechino.

Com’è stato possibile per lei gareggiare e vincere l’argento in discesa libera femminile 23 giorni dopo la caduta?

Ci sono due aspetti chiave per poter ottenere un rientro alle gare precoce.

Le condizioni fisiche precedenti ad un infortunio sono un elemento importante per quella che sarà poi la prognosi: migliore è la forma fisica in partenza più rapido sarà il recupero.
Un esempio che tutti ricordiamo è Francesco Baresi quando nei Mondiali del ’94 era tornato in campo per giocare la finale a 25 giorni da un intervento chirurgico di meniscectomia (infortunio rimediato alla prima partita del mondiale).

Sofia al momento dell’infortunio era ai massimi livelli, aveva vinto il giorno precedente la discesa libera in Coppa del Mondo e si apprestava a portare a termine il Super G.

Il secondo aspetto fondamentale è la tipologia di infortunio e l’infortunio occorso alla Goggia le ha permesso di iniziare a caricare precocemente senza dover ricorrere alla chirurgia o a periodi di immobilizzazione.

Normalmente in fisioterapia ci sono tre fattori determinanti per un recupero funzionale ottimale, e anche in questo caso hanno giocato un ruolo chiave: la presa in carico iniziale dell’Ortopedico, la corretta e precoce fisioterapia e la motivazione del paziente a rimettersi in gioco.

L’intervento immediato del Dr. Zorzi a Verona è stato a scopo antalgico così da poter cominciare la fisioterapia precocemente senza dolore.

La fisioterapia è stata impostata sul rinforzo muscolare e sulla propriocezione. Il rinforzo muscolare per mantenere il tono ai livelli pre-infortunio e potenziare ulteriormente. L’allenamento della propriocezione è importante perché in seguito a una lesione del ginocchio i recettori al suo interno perdono la loro funzione ossia quella di trasmettere informazioni al cervello riguardo la posizione del ginocchio nello spazio, informazioni fondamentali per il controllo del movimento anche in uno sport come lo sci.

Infine, ma non meno importante, la tenacia e la forza d’animo della stessa Sofia Goggia che hanno permesso, tramite il duro lavoro, il realizzarsi di tutto ciò e presentarsi al cancelletto di partenza ai giochi olimpici.

Abbiamo seguito tutti il percorso intrapreso dalla nostra atleta che, dopo l’infortunio del 23 gennaio, è stata lei stessa a postare il 29 gennaio il ritorno in palestra e il 4 febbraio il ritorno sugli sci, a neanche due settimane dalla caduta, e in quello stesso giorno è stata decisa la sua partecipazione olimpica che l’ha portata sul podio.

 

 

Sofia nel corso della sua carriera aveva già dovuto fare i conti con numerosi infortuni recuperando sempre con grande tenacia.

La prima volta nel 2007 ancora prima dei suoi 15 anni si era procurata una rottura del legamento crociato anteriore e del menisco esterno del ginocchio destro, seguito l’anno dopo dalla rottura all’altro menisco dello stesso ginocchio. Il secondo ko importante è avvenuto nel febbraio 2011 con un infortunio muscolare e trauma cranico ad Altenmarkt. Il terzo, un anno più tardi, poche settimane dopo il debutto in Coppa del Mondo, nel gigante di Coppa Europa ad Andalo, alla vigilia dei Mondiali juniores: ancora crociato e menisco del ginocchio destro rotti.  E ancora a Eake Louise, il 7 dicembre 2013, nella seconda discesa di Coppa del Mondo: Sofia vola nelle reti rialzandosi dolorante con una diagnosi di rottura del legamento crociato anteriore e dei due menischi questa volta del ginocchio sinistro.

I successivi cinque anni passano indenni, regalandole tante gioie: dal primo podio in Coppa del Mondo, 3ª nel gigante di Killington (26 novembre 2016), al bronzo iridato sempre in gigante (16 febbraio 2017) a St. Moritz; all’apoteosi olimpica, il 21 febbraio 2018 a PyeongChang, con l’oro nella discesa libera e sempre in questa occasione l’appendice della Coppa del Mondo di specialità.

Ma 8 mesi dopo un nuovo sgambetto del destino. È il 19 ottobre 2018, pochi giorni al via della stagione che la chiama a sfoggiare l’oro coreano: sul ghiacciaio di Hintertux (Austria), cade in allenamento e si frattura il malleolo peroneale destro. Il 26 gennaio, a Garmisch, rientra a tempo di record. E dieci giorni dopo è argento in superG ai Mondiali di Are. Ma è sempre lì che il 9 febbraio 2020 si frattura il radio del braccio sinistro e chiude anzitempo la stagione. Ed è sempre lì che il 31 gennaio 2021, scendendo da una pista turistica a gara annullata, ci lascia il ginocchio destro un’altra volta: trauma distorsivo, con frattura composta del piatto tibiale laterale, e addio ai Mondiali di Cortina.

Cortina dove il 23 gennaio 2022, 24 ore dopo il trionfo in discesa, sulla pista Olympia incontra per l’ennesima volta l’avverso destino, e 23 giorni più tardi regala all’Italia una medaglia d’argento in discesa libera ai giochi invernali di Pechino 2022, a soli 16 centesimi dalla svizzera Corinne Suter.  

 

 

Redatto da Elisa Bettella

 

 

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